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Importanza del contesto

Per dimostrare quanto il contesto possa essere utile per capire il significato di parole che – prese da sole – non ci sono familiari, ecco alcune frasi tratte da Gli arancini di Montalbano dell’autore siciliano Andrea Camilleri.

Prova a scoprire cosa significano questi verbi:

 

addrumare         acchianare               sabbiare           spiare                        santiare

            astutare                     tuppiare                    taliare                   ammucchiare

 

 

La scala era allo scuro. Addrumai la pila e acchianai a lèggio a lèggio. Sul pianerottolo tirai fora gli attrezzi. (p. 10)

Il commissario s’addrumò una sigaretta. Doppo manco dieci minuti riapparse Orazio Genco, richiuse il portone, traversò la strata di corsa, aprì lo sportello, trasì. (p. 11)

La valigia pesava un quintale. Santiò come un pazzo, sudando. (p. 35)

Il più nico dei due picciliddri lo taliàva attentamente. “Me la dici una cosa?” spiò a un tratto. [...] Subito, due lagrime. Era una che non ammucciava i suoi sentimenti, la signora Gaudenzio. (p. 24)

Io l’assistevo quando acchianava e quando scinniva, la scaletta può essere pericolosa per un cieco macari senza una gamba. (p. 149)

Lo sbalordimento di Montalbano fu autentico, tale da far perdere la diffidenza a Mimì. “Una sittantina buttana? Stai babbiando?” (p. 21)

Macari la casa di Serafino non babbiava in fatto di pulizia. (p. 29)

Montalbano lo taliò. Quello non stava babbiando. Anzi pareva turbato. (p. 105)

Questa arrubatina, che pareva a prima vista insensata, un suo senso ammucciato certamente ce l’aveva. (p. 107)

“Che fai, figlio mio, mi vuoi ammazzare? spiò, più sorpresa che scantata. (p. 39)

Allora s’accostò alla porta della casupola, tuppiò. (p. 139)

Mimì Augello, con Fazio, Gallo, Galluzzo e altri due òmini del commissariato tuppiarono al portone di via Nazionale 14 dopo aver scavalcato il cancello. (p. 156)

“Avvelenato dal gas. Se lo scordò aperto, la fiamma si astutò e ...” (p. 143)

“Voi astutate la luce, chiudete la porta e le finestre, mettete i sigilli.” (p. 58)

[...] avrebbe dormito sireno e tranquillo quelle tre ore di sonno che gli restavano invece di votarsi e rivotarsi nel letto come ora stava facendo, santiando e addiventando sempre più nirbùso. (p. 12)

 

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